L’ipnosi è l’oggetto di studio ed il mezzo di impiego clinico di cui si occupa l’ipnologia.
La definizione ipnologica dell’ipnosi, dei concetti fondamentali sui quali si fonda, la sua considerazione complessiva, pretendono dunque, a priori, di delimitarne dei confini che siano moderni e scientifici e considerino finalità precise rispetto ad una galassia di una fittizia, fallace ed improponibile, amplissima, indefinita, molto confusa, magica ed occulta materia, spesso proposta da imbonitori ciarlatani e imbroglioni, presuntuosi ed ignoranti, che rendono l’ipnosi – così agendo – entità temuta e pericolosa.
Dev’essere sottinteso dunque che l’ipnosi promossa dall’ipnologia va intesa come ipnosi clinica o pedagogica.
Lo stato ipnotico che essa determina, se applicata in questi ambiti, consiste in una collezione di condizioni neuro-psico-fisiologiche che la persona raggiunge quando l’induzione ipnotica è avvenuta. Si tratta di un “Quarto Stato Organismico”, differente dallo stato di veglia, dallo stato di sonno non REM (nel quale si dorme ma non si sogna) e dal sonno REM, tipico dell’attività onirica.
Guantieri e l’Istituto di Ipnosi Clinica considerarono e concepirono questa ipnosi come il mezzo atto a rispondere positivamente alle domande di sostegno o di aiuto che la persona può rivolgere alla pedagogia (l’ipnologia è indubbiamente pedagogica quanto meno nel caso in cui venga insegnata agli allievi ipnologi), alla medicina psicosomatica e dunque ai loro cultori: medici, psicologi, educatori o psicoterapeuti consapevoli e responsabili.
Questi specialisti della materia considerano prima di tutto l’uomo nella sua complessità olistica, cioè somatica, psicologica, relazionale, incastonata in un contesto in cui la persona è cresciuta e vive e a cui rivolgersi con spirito di servizio.
Guantieri precisò di “considerare e, soprattutto sentire l’uomo … come unità psicosomatica, organismo e persona ad un tempo, in intimo contatto, azione e reazione con l’ambiente … e di guardare a lui in modo del tutto particolare … cioè ‘non prestando meno attenzione al corpo, ma piuttosto maggiore alla psiche” (Guantieri G., Fondamenti e prospettive dell’ipnologia medica, in AA. VV., Lezioni di apertura del Corso di Aggiornamento in Ipnologia medica, Verona, 7-9 maggio 1971, Dispensa a cura dell’Istituto “H. Bernheim”, Verona, 1971, pag. 117).
Lui e i collaboratori precisarono che l’ipnosi inerisce alla sfera mentale ed affettiva ed agisce in quello spazio psicologico di libero movimento leviniano (come direbbe Kurt Levin, 1890-1982) ove si possono dilatare emozioni e pensieri oltre i imiti del consueto.
Si delimita così un’area dove la persona può ritrovare piena libertà di esserci e di interagire, aprirsi alle esperienze introspettive, ritrovare nobili ed eccelsi sentimenti che nascono in sé alla presenza del grandioso, dell’affascinante, dell’estasi e del sacro, o anche dell’orrido, ma per acquisire consapevolezza e riconoscere, necessariamente, ogni umana emozione, anche se ritenuta negativa, come la paura o la rabbia, il disgusto o la tristezza, affinché tutto ciò si traduca in una più precisa presa di coscienza e permetta una considerazione realistica, aperta alla contemplazione, di sé e del mondo.
Clinicamente, a volte l’esperienza ipnotica si concretizza nella ricerca di ferite dovute a vecchi traumi, subìti e cancellati nella memoria perché possano essere ripescati alla consapevolezza e guarire. Non è né agevole né, tantomeno, divertente ma importante affinché questi eventi possano essere integrati nella storia personale del paziente.
Veniamo dunque alla definizione dell’ipnosi inquadrata ipnologicamente dall’accademia guantieriana.
“L’ipnosi è un processo di apprendimento a sviluppare, in conformità con determinati principi e ad opera di adeguati stimoli, molteplici capacità che, ampliando le dimensioni dell’uomo concepito come inscindibile unità psicosomatica, in condizioni di salute o di malattia, sono variamente ed ampiamente utilizzabili a fini sperimentali, profilattici, diagnostici e terapeutici”.
Taluno ha proposto delle aggiunte di questa esplicitazione guantieriana dell’ipnosi, indicandone un presupposto corollario che troverebbe sintesi nell’espressione “passante per il corpo, cioè coinvolgente molteplici risposte corporee auto ed etero indotte”.
Questa elaborazione successiva del pensiero dei fondatori dell’Istituto “H. Bernheim”, appare però una ridondante e fuorviante aggiunta in quanto, là dove si dice di sottolineare l’elemento somatico – alla luce di quella visione dell’uomo olistico di cui si diceva – non solo è un di più, ma pone il medesimo come fattore preminente, di squilibrio rispetto a quell’insieme unitario che Guantieri indicava necessario riconoscere.
Precisazioni di arricchimento della definizione di ipnosi derivano invece da una integrazione di considerazioni elaborate dallo stesso autore circa un aspetto fondamentale dello stato ipnotico: la relazione speciale, peculiare, per molti aspetti tuttora bisognosa di studio e ricerca, che è il rapporto interpersonale.
Lo stato psico-fisico che si instaura nell’ipnosi non può essere disgiunto dalle dinamiche che si sviluppano nel rapporto interpersonale. Questi due cardini – stato e rapporto – su cui si articola l’ipnosi sono del tutto peculiari e sono tra di loro intimamente correlati. Insieme contribuiscono all’instaurarsi di molteplici fenomeni psico-dinamici che coinvolgono la persona ed il suo modo di essere, nell’espressività e negli effetti, progressivamente sempre più totalizzanti. In questo stato speciale dell’essere, si instaurerebbe, secondo Guantieri, un sé regressivo, dinamico e reversibile, dell’essere in ipnosi dei protagonisti. Ciò vale, pur con modalità diverse, perché i ruoli non possono essere confusi, per entrambi, ipnotista e soggetto esperiente. Questo sé regressivo prevarrebbe, per i soggetti che lo vivono, su di un io che, in una condizione di coscienza modificata, gli concede il passo, regredendo, lasciandosi andare, affidandosi fiduciosamente, per un avvertito, proprio, benefico e salutare interesse di chi offre e di chi riceve aiuto, ad una interazione straordinaria, assai libera da schemi e norme, ove prevalgono affetti, emozioni, desideri, sentimenti e l’espressività piena di sé. Ovviamente, la natura regressiva della condizione ipnotica, non è esclusiva; essa appartiene anche al sonno, alle malattie, a tanti altri stati modificati di coscienza. Essa non sempre è auspicabile.
Nell’ipnosi clinica o pedagogica, questa regressione si manifesta con modalità di comportamento primitive, infantili, semplici e genuine che potenziano la relazione interpersonale.
L’ipnosi dunque è uno strumento in grado di innovare il rapporto tradizionale medico-paziente, rendendolo più stringente, approfondito, efficace, ed anche più rapido.
Pier Giorgio Malesani